Il 28 luglio esce, per la prima volta in vinile, Long Walk Home di Peter Gabriel, la colonna sonora del film La generazione rubata (Rabbit-Proof Fence).
Nel 2002, Peter ha registrato la colonna sonora del film drammatico ambientato in Australia di Phillip Noyce, Rabbit Proof Fence. Il soundtrack si intitola Long Walk Home – ACQUISTA SU AMAZON LE VERSIONI DISPONIBILI ADESSO. Presto sarà prenotabile anche il vinile.
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Peter Gabriel sta per far ri-uscire in vinile anche le altre sue colonne sonore Birdy e Passion.
“Ho sempre amato la musica da film”, racconta Gabriel al magazine. “E sono stato fortunato a creare la colonna sonora per tre pellicole molto diverse. Film con storie forti, memorabili prove d’attore e grandi registi come Alan Parker, Martin Scorsese e Phillip Noyce”.
Il rapporto di Peter con il cinema è molto stretto, dallaLondon School of Film Technique, frequentata da ragazzo alla mancata collaborazione con William Friedkin. Per non parlare di una versione cinematografica di The Lamb Lies Down On Broadway, da sempre nella mente di Gabriel.
“Ho sempre voluto imparare a dirigere un film – rivela a Uncut – così quando Alan Parker mi ha proposto di comporre la colonna sonora di Birdy e entrare in questo mondo, mi sono buttato nell’impresa”.
E’ la prima volta che Long Walk Home è disponibile in vinile. ASCOLTA:
Ci sarà una “Signature Edition”, firmata Steve Hackett, numerata e con il nome dell’acquirente, limitata a 350 copie.
L’altra sarà una “Collectors Edition” che può anche essere richiesta in formato limitato e personalizzato.
Il libro si presenta in grande formato, alta qualità della stampa e della carta, per garantire la migliore riproduzione del materiale di archivio, fotografico e altro. Grande spazio ovviamente alle immagini inedite.
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In occasione del 40ennale, Peter Gabriel ha pubblicto questo raro filmato di ‘Games Without Frontiers’ registrato live a Buenos Aires nel 2009.
Il 28 maggio 2020 Peter ha fatto uscire questo video che riprende un’intervista realizzata nel 2002 per l’uscita del CD ri-masterizzato. Gabriel parla della realizzazione del suo terzo album omonimo, appunto, chiamato Melt per via dell’iconica immagine di copertina, creata da Storm Thorgerson dello Studio Hipgnosis.
Ed ecco 10 motivi per riascoltare questo album.
1. E’ l’album di Gabriel maggiormente costellato di ospiti prestigiosi, come il produttore Steve Lillywhite e il chitarrista Dave Gregory (I Don’t Remember e Family Snapshot) degli XTC, l’inizio della lunga collaborazione con David Rhodes, il vecchio amico Phil Collins e il percussionista Morris Pert (Intruder e No Self Control), la nuova collaboratrice Kate Bush (No Self Control e Games Without Frontiers), il sassofonista inglese Dick Morissey (Start), Paul Weller, allora leader dei Jam (And Through The Wire).
2. Per la prima volta Peter ha usato ladrum machine (Games Without Frontiers e Biko, in particolare) e ha sperimentato alla batteria quel suono particolare, con il gated reverb, che caratterizza Intruder, utilizzato l’anno dopo da Phil Collins per In The Air Tonight. Una sonorità che è diventata un modello standard per buona parte del pop inglese degli anni ottanta.
3.Phil Collins inizialmente era scettico riguardo l’idea di non usare affatto i piatti. Ma Peter è stato inamovibile, dato che così poteva sfruttare i toni alti con tutta una nuova serie di sonorità, una varietà di campi da esplorare. Paradossalmente, Gabriel è stato accusato di plagiare Collins, quando In The Air Tonight ha avuto un successo planetario.
4. Gabriel è stato uno dei primi musicisti a utilizzare ilFairlight, un rivoluzionario sintetizzatore che campionava i suoni naturali. Peter addirittura ne divenne il distributore in Inghilterra, in società con un cugino. Nel disco troviamo anche sonorità nuove per il solco rock (post-progressive) in cui è ancora collocato, come lo xilofono (Intruder), il sax (Start), la marimba (No Self Control e Lead A Normal Life), la cornamusa, i tamburi surdu e cori originali sudafricani (Biko).
5.Family Snapshot è ispirata dal libroAn Assassin’s Diary (Un diario di un assassino) di Arthur Bremer, testo che ha ispirato anche lo sceneggiatore del film Taxi Driver di Martin Scorsese. Ma un altro libro, Dispatches, le cui foto hanno suggerito a Gabriel alcuni verso di Games Without Frontiers, ha creato non pochi problemi di censura con la BBC.
6. L’album sembra avere un filo conduttore di devianza psicologica, affrontando temi come lo stalking (Intruder), schizofrenia e paranoia (No Self Control), la rimozione (I Don’t Remember), la cattiva influenza dei media (Family Snapshot), l’assenza di comunicazione (And Through The Wire), la malattia mentale (Lead A Normal Life). Ma è importante anche l’aspetto “politico”. Peter prende posizione contro la guerra (Games Without Frontiers), la paura per l'”altro” (Not One Of Us), l’apartheid (Biko).
7. Davide Castellini in Le canzoni di Peter Gabriel, Editori Riuniti, fa notare come siano tante le espressioni negative nei titoli e nei testi (no, don’t, not, neverwithout). Lo stesso Peter se n’era accorto, tanto che, sempre citato da Castellini, temeva di “trasformare l’album in una predica a un bambino, piena di non fare questo, non fare quello“.
8.Gabriel era incerto se pubblicare o meno Biko nel disco. Nonostante la sua sincerità nei confronti del tema, temeva di non essere una voce valida per una causa così lontana geograficamente e socialmente da lui. Inoltre la storia di Steven Biko era stata raccontata già in varie canzoni, compresa A Motor Bike In Africa di Peter Hammill, suo amico, collaboratore, nonché vicino di casa a Bath.
9.Biko viene inserita poi nell’album su insistenza dell’amico Tom Robinson. “Fu una chiave di volta nella mia carriera di musicista e di paroliere“, racconta Gabriel, citato da Mario Giammetti in Peter Gabriel. Not one of us, Edizioni segno. Inizia infatti il percorso di Peter verso l’impegno per i diritti civili, che lo vedrà in tutte le manifestazioni che il mondo della musica organizzerà per sensibilizzare il pianeta.
10. Per la copertina, quarta e ultima collaborazione con lo studio Hipgnosis e il suo fondatore Storm Thorgerson. Attraverso la tecnica denominata Krimsography, inventata dall’americano Les Krim, una Polaroid con il ritratto di Peter viene manipolata con una gomma da cancellare sull’emulsione ancora fresca. E l’effetto melt, appunto, che dà il titolo informale all’album, è fatto.
2 June – Debrecan, Lovarda, HUNGARY 3 June – Budapest Jazz Club, Budapest, HUNGARY 4 June – Lucenec, Synagóga, SLOVAKIA 5 June – IH Rendezvényközpont, Szeged, HUNGARY 6 June – Brno, Sono Centrum, CZECH REPUBLIC 7 June – Wien, Reigen, AUSTRIA 8 June – Miskolc, Ady Endre Művelődési Ház, HUNGARY
Line-up:
Steve Hackett: guitar, vocal Gulli Briem: drums, hang drum Tamás Barabás: bass guitar Attila Égerházi: guitar, percussion Áron Koós-Hutás: trumpet, flugelhorn János Nagy: keyboards
Steve Hackett collabora con i Djabe dal 2003, prima nell’album della band ’Sheafs are dancing’, poi in concerto insieme a Londra nel 2004.
Dal 2007, ogni anno, intraprendono mini-tour che toccano ogni parte del mondo: tra cui Malaysia, Bosnia, Austria, Slovenia, Olanda, Lituania, Croatia, Slovacchia, Serbia, Bulgaria, Russia e molte altre. Memorabile la partecipazione, in Romania, al Garana Jazz Festival di fronte a 13.000 persone.
Insieme eseguono in eguale misura le composizioni di Genesis, Steve Hackett e Djabe. Da una parte la band ungherese si confronta con i Genesis dell’era Gabriel e Collins indifferentemente, dall’altra Steve Hackett si immerge alla perfezione nella musica dei Djabe. La loro collaborazione, oltre ai concerti, trova spazio in svariati album – GUARDALI SU AMAZON.
Per questo tour del giugno 2017 un altra star internazionale si aggiunge alla line-up: Gulli Briem, legendario batterista del gruppo islandese Mezzoforte.
Gulli Briem , Steve Hackett e i Djabe si sono incontrati per la prima volta nel 2008 al Latvian Saulkrasti Festival, ma hanno suonato insieme solo nel 2012 alla premiere ungherese dell’album della band ‘Down And Up’ dove hanno suonato tutti insieme brani dei Genesis.
Da allora Gulli appare spesso negli album e nei concerti dei Djabe e nel 2014 si è unito al tour in centro Europa di Hackett & Djabe. L’album ‘Live in Blue’, con Djabe, Steve Hackett, Gulli Briem e John Nugent è il frutto di tante collaborazioni.
Nel 2016 Steve, Gulli e alcuni membri dei Djabe si sono dati appuntamento in Sardegna e hanno registrato un album in studio. Il lavoro dovrebbe uscire alla fine del 2017.
Prima però il pubblico di Ungheria, Austria, Slovacchia e Repubblica Ceca può godersi questo mini-tour dal 2 all’8 giugno.
Dopo il sold out del tour italiano di marzo/aprile, Steve raddoppia e torna in concerto a luglio.
Horizons Radio ha incontrato Steve Hackett. Ci ha parlato del nuovo album, che sta scalando onorevolmente le classifiche e come viene accolto dal pubblico nei concerti. La parte italiana del tour vista da Steve. E quel brano di Bob Dylan che….
Ecco l’intervista di Giorgio Bellocci a Steve Hackett prima del live applauditissimo a Legnano (Milano) il 30 marzo 2017. GUARDA:
Leggi anche l’intervista esclusiva a Jo, l’altra metà di Steve:
Nel Tour Steve Hackett rivisita i classici dei Genesis in particolare ha celebrato il 40.mo anniversario di Wind & Wuthering, oltre al suo immenso repertorio solista. Protagonista anche il nuovo album The Night Siren.
Ci sono anche i Genesis e i loro ex membri tra i grandi della musica mondiale immortalati dai fotografi di Obiettivo Rock, un concerto di immagini, dal 2 giugno al 2 luglio 2017 ad Ameno, in provincia di Novara.
“La più grande rassegna fotografica sulla musica Rock”, scrive l’organizzatore Massimo Bonelli sulla pagina Facebook dell’evento.
Ed effettivamente, con 11 fotografi coinvolti e oltre 300 immagini, la mostra è un vero e proprio evento. “11 professionisti della fotografia danno vita ad uno straordinario concerto di immagini – continua Bonelli -. I principali artisti della scena Rock ‘suoneranno’ per il pubblico attraverso gli scatti di chi li ha immortalati nei momenti storici della loro carriera musicale.
Un vero e proprio happening dove la musica può essere ascoltata, guardata e vissuta, in una colorata fusione tra fantasia e realtà.
Un’esperienza unica, sensoriale, tra fantasia e realtà
Attraverso l’atmosfera più eccitante che il Rock possa offrire”, conclude Bonelli.
Ad Ameno (No), borgo sul Lago d’Orta, al Museo Tornielli – piazza Marconi 1, dal 2 giugno al 2 luglio 2017, apertura ogni sabato e domenica 15:00 – 18:30, ingresso libero, un mese per vedere, tra gli altri anche i Genesis, nonché Peter Gabriel, Phil Collins, Steve Hackett.
Un appuntamento imperdibile per tutti gli appassionati di musica e fotografia. “Uno spettacolo visivo con immagini di artisti, di concerti, di luoghi, oggetti e strumenti della musica”, racconta l’organizzatore Massimo Bonelli al bimestrale PROG.
Gli obiettivi rock sono quelli di Paolo Brillo, Renzo Chiesa, Jill Furmanovsky, Giovanni Gastel, Bruno Marzi, Massimo Monghini, Moreno Nicoloso, Fabio Nosotti, Graziano Perotti, Rodolfo Sassano e Fabio Treves. Fotografi che hanno fatto della musica uno dei temi della propria arte.
Massimo Bonelli è l’ex direttore generale della Sony Music, con oltre 30 anni di discografia alle spalle. Al suo attivo ha la mostra “Una Vita tra Pop & Rock” del 2014, opere e merchandising raccolti nei suoi anni di discografia. Nel 2016 ha organizzato la mostra “I Colori del Rock”, con la partecipazione di pittori, grafici, scultori.
Gli altri album di Ray: [amazon_link asins=’B01I4AEDO6,B01EAERPO0,B00TENWMYQ,B005HLJGU2,B00OLUQXKQ,B00IAC4WB8,B00IAC4TL6,B0026MF4AQ’ template=’ProductCarousel’ store=’horiradi-21′ marketplace=’IT’ link_id=’f7f6ab3e-4062-11e7-95a2-dfad8c6ad370′]
“My thoughts are with the people of Manchester in the aftermath of the horrific attack on innocent concert goers. With my warmest wishes to all, Steve“
The Musical Box (via Facebook):
“All our thoughts are with the UK and the population of Manchester. This is beyond words.”
““For Absent Friends” We dedicate this to all our dear friends in the UK in the wake of the terrible tragedy in #Manchester, as well as all the other incidents throughout the EU in the past few years. Our hearts go out to all of you! – Angelo and Adam”
La copertina, apribile, contiene i testi. Esistono, pare, due versioni di questo pack, una ruvida dentro e fuori e l’altra liscia dentro e leggermente ruvida fuori.
Doppia uscita invece in Italia. La prima, molto rara, è del 1971, la seconda, dell’anno successivo, è una ristampa, sempre da Philips e distribuita dalla Phonogram. La copertina non è apribile ed è laminata. In seguito, le ristampe sono su etichetta Charisma.
Di data incerta – nella copertina c’è un accordo di licenza del 1996 -, come per il precedente From Genesis…, l’edizione russa, arriva dopo la fine dell’era sovietica e già in epoca post-vinile.
Anni 90 anche per l’uscita coreana, copertina apribile, distribuzione Virgin.
Ascolta l’album:
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Il 22 maggio 1975 a Besançon, in Francia, si compie l’ultimo atto di Peter Gabriel con i Genesis. E’ il concerto finale del Lamb Tour, visto che la data successiva, a Tolosa, è stata cancellata. Peter ha già deciso di lasciare la sua band. Ecco un ricordo di quei giorni.
Sorprendentemente, ma teatralmente come da sua indole, Peter suona una nenia funebre dell’esercito inglese per salutare tutti, anche se l’addio ufficiale avverrà il 16 agosto, per mettere a tacere la fuga di notizie che si è scatenata intorno al gruppo, incontrollabile e difficilmente smentibile.
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Peter ha già comunicato ai compagni la sua decisione il 25 novembre 1974all’Hotel Swingos di Cleveland, in USA, tra le prime tappe del tour. ASCOLTA QUEL CONCERTO:
La band è dapprima incredula, poi sconcertata, quindi preoccupata per proprio futuro.
Inoltre c’è un tour impegnativo da portare avanti, con brani poco conosciuti dal pubblico – la scaletta prevede tutto The Lamb, uscito solo pochi giorni prima + due bis: The Musical Box e Watcher Of The Skies, talvolta sostituita da The Knife – e il timore che l’abbandono di Peter potesse trapelare e causare un crollo nella vendita dei biglietti.
Il 16 agosto 1975 Gabriel consegna alla stampa una dichiarazione. Eccola in versione originale:
I had a dream, eye’s dream. Then I had another dream with the body and soul of a rock star. When it didn’t feel good I packed it in. Looking back for the musical and non-musical reasons, this is what I came up with:
OUT, ANGELS OUT – an investigation.
The vehicle we had built as a co-op to serve our songwriting became our master and had cooped us up inside the success we had wanted. It affected the attitudes and the spirit of the whole band. the music had not dried up and I still respect the other musicians, but our roles had set in hard. To get an idea through “Genesis the Big” meant shifting a lot more concrete than before. For any band, transferring the heart from idealistic enthusiasm to professionalism is a difficult operation. I believe the use of sound and visual images can be developed to do much more than we have done. But on a large scale it needs one clear and coherent direction, which our pseudo-democratic committee system could not provide. As an artist, I need to absorb a wide variety of experiences. It is difficult to respond to intuition and impulse within the long-term planning that the band needed. I felt I should look at/learn about/develop myself, my creative bits and pieces and pick up on a lot of work going on outside music. Even the hidden delights of vegetable growing and community living are beginning to reveal their secrets. I could not expect the band to tie in their schedules with my bondage to cabbages. The increase in money and power, if I had stayed, would have anchored me to the spotlights. It was important to me to give space to my family, which I wanted to hold together, and to liberate the daddy in me. Although I have seen and learnt a great deal in the last seven years, I found I had begun to look at things as the famous Gabriel, despite hiding my occupation whenever possible, hitching lifts, etc. I had begun to think in business terms; very useful for an often bitten once shy musician, but treating records and audiences as money was taking me away from them. When performing, there were less shivers up and down the spine. I believe the world has soon to go through a difficult period of changes. I’m excited by some of the areas coming through to the surface which seem to have been hidden away in people’s minds. I want to explore and be prepared to be open and flexible enough to respond, not tied in to the old hierarchy. Much of my psyche’s ambitions as “Gabriel archetypal rock star” have been fulfilled – a lot of the ego-gratification and the need to attract young ladies, perhaps the result of frequent rejection as “Gabriel acne-struck public school boy”. However, I can still get off playing the star game once in a while. My future within music, if it exists, will be in as many situations as possible. It’s good to see a growing number of artists breaking down the pigeonholes. This is the difference between the profitable, compartmentalized, battery chicken and the free-range. Why did the chicken cross the road anyway? There is no animosity between myself and the band or management. The decision had been made some time ago and we have talked about our new direction. The reason why my leaving was not announced earlier was because I had been asked to delay until they had found a replacement to plug up the hole. It is not impossible that some of them might work with me on other projects. The following guesswork has little in common with truth: Gabriel left Genesis. 1) To work in theatre. 2) To make more money as a solo artist. 3) To do a “Bowie”. 4) To do a “Ferry”. 5) To do a “Furry Boa round my neck and hang myself with it”. 6) To go see an institution. 7) To go senile in the sticks. I do not express myself adequately in interviews and I felt I owed it to the people who have put a lot of love and energy supporting the band to give an accurate picture of my reasons.
I giornali pubblicano la lettera recapitata a mano nelle redazioni.
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Il 26 agosto, quindi, i Genesis sono costretti a far uscire una dichiarazione ufficiale, per integrare quella di Peter. In questa scrivono che la band è in cerca di un nuovo cantante, che sta componendo un nuovo album e a breve inizierà a inciderlo. Il disco uscirà a Natale e il tour partirà all’inizio dell’anno nuovo.
La notizia provoca uno shock nel mondo musicale e i media iniziano a dare per finita l’esperienza Genesis. Ma, come afferma Gail Colson, per anni sua stretta collaboratrice,
“Tony Stratton-Smith (fondatore e manager della Charisma Records N.d.R) era l’unico che credeva in loro al 100% e prevedeva che sarebbero diventati ancora più grandi senza Peter. Diceva sempre che finché c’erano Tony Banks e le sue melodie, allora c’erano i Genesis”. Da: Senza frontiere. Vita e musica di Peter Gabriel, di Daryl Easlea.
Stratt sembra aver ragione. A Trick Of Th Tail, primo album senza Gabriel e con Phil Collins cantante, uscito nel marzo 1976, vende più dei dischi precedenti e spiana ai Genesis la strada del successo e di una carriera lontana dalla fine. Anche se per milioni di fan la band senza Gabriel non è più la loro.
Peter al momento si ritira a vita privata, anche se, come sappiamo, non definitivamente. Ma questa è un’altra storia.
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