Gail Colson, la donna dietro Peter Gabriel

Gail Colson, la donna dietro Peter Gabriel

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Daryl Easlea, il biografo di Peter Gabriel, racconta su Team Rock la donna che per 11 anni ha gestito la Charisma Records accanto a Tony Stratton-Smith e che, con la sua società, ha accompagnato la carriera da solista di Peter Gabriel.

Fino al momento della pensione, nel 2011, Gail Colson ha vissuto la parte migliore di 50 anni del mondo della musica. E ha lasciato la sua impronta, è stata molto amata anche perché schietta, in un mondo di rapporti ambigui, racconta Easlea.

A metà degli anni ’60 ha incontrato Stratton-Smith e da allora è stata sua consigliera, garantendo alla Charisma l’equilibrio necessario, date le lunghe trasferte del patron.

[Mad Hatter]

Easlea racconta gli esordi della Colson, il pub ad Hampstead, gestito dalla madre e dal padre , la scuola di segreteria, abbandonata, il primo lavoro nel settore musicale come segretaria di Jonathan Rowlands, che ha rappresentato artisti come Tom Jones, Rod Stewart e persino il padre di John Lennon, Freddie.

Fino al primo lavoro come produttore e assistente del cantautore Shel Talmy, nel 1966, a venti anni, e all’arrivo alla corte di Tony Stratton-Smith nel 1967.

Tony Stratton-Smith, Richard MacPhail, Steve Hackett, Gail Colson al matrimonio di Peter Gabriel, 1971 (dal sito genesis-news.com)

Stratton-Smith aveva creato la Charisma, una propria etichetta diversa dalle altre verso cui era molto disincantato. E la Colson ne è diventata la manager. Un connubio perfetto. “Si occupava degli aspetti finanziari e ha fatto ciò che andava fatto”, ha raccontato a Easlea il giornalista inglese Chris Charlesworth in Senza Frontiere – La vita e la musica di Peter Gabriel. “Era determinata e pure incredibilmente affascinante”.

Una miscela di fascino, creatività e determinazione che alla fine l’ha portata a 
essere l’amministratore delegato dell’etichetta e alla gestione delle gesta di band come Genesis, Hawkwind, Van der Graaf Generator, fino ai Monty Python.

Un lavoro in continua evoluzione, che ha portato, negli anni 70,  a un cambiamento di strategia.

“Intorno al 1976, quando il punk è arrivato, ho capito che le cose sarebbero cambiate e che non potevamo fare affidamento solo su una band: i Genesis”, ha raccontato la Colson a Easlea in Senza Frontiere

E’ iniziato da qui il contrasto con Stratton-Smith, lei che vuole mettere sotto contratto nuovi artisti come Boomtown Rats, Elvis Costello e i Devo, lui che approfitta della sua assenza, un lungo viaggio di lavoro negli USA, per andare in altre direzioni.

Gail lascia la Charisma Records nel giugno del 1978, ma non passa neanche un mese dalle dimissioni, che viene contattata da Peter Hammill e Peter Gabriel, per gestire, da indipendente, i loro lavori discografici. 

E così, in maniera del tutto imprevista, la guida dei suoi “due Peters” attraverso i periodi più fertili della loro carriera da solista diventa la cifra della Colson tra i fan del prog.

Nasce la sua etichetta, la Gailforce, per la cui sede condivide gli uffici con il manager dei Genesis Tony Smith, che le offre di entrare in società con lui nella sua casa di produzione Hit & Run. Ricevendo un rifiuto. Per lei Genesis e Peter Gabriel devono restare separati.

Gail Colson ha costruito lentamente il successo da solista di Peter Gabriel, ha attraversato con lui la rovina finanziaria del primo festival WOMAD (con successiva reunion “solidale” con i Genesis al Milton Keynes Concert Bowl – CLICCA QUI E ASCOLTA LO SPECIALE DI HORIZONS RADIO) e ha esplorato quella che sarebbe divenuta nota come world music.

Una manciata di anni e Gabriel sarebbe diventato una star con l’album So e il video, premiatissimo, di Sledgehammer. Un successo che non ha sorpreso la Colson, che ha dichiarato: “È chiaro che aveva tutti i numeri per il successo, i suoi spettacoli dal vivo erano sempre incredibili e aveva solo bisogno della canzone giusta”.

Ma il suo rapporto professionale con Gabriel sta volgendo al termine. Gail ha supervisionato il successo globale di So, ha suggerito a Gabriel che, data la quantità di tempo trascorso in registrazione, avrebbe fatto meglio a  costruire i propri studi e ha condotto il negoziato per la fondazione del marchio Real World. Ma prima della fine del 1989 i due si separano amichevolmente.

“Gestire Peter era un sogno”, dice di lui Gail Colson a Daryl Easlea. “Non credo che ci siamo mai trovati in disaccordo su qualcosa in tutti questi anni che abbiamo lavorato insieme. Non sto dicendo che ho capito tutto il suo lavoro o che mi è piaciuto tutto, ma non importa. Io davvero lo rispetto e penso che lui sia uno dei più grandi parolieri prodotti dal Regno Unito”.

Leggi tutto l’articolo (in inglese) di  TeamRock+ logo

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