I 70 anni di Peter Gabriel: “Vivrò o morirò nudo ed esposto”
Dal gruppo più iconico dei Settanta alla carriera da solista: ritratto di un pioniere nella costruzione di musica senza frontiere. L’ex Genesis: «Aspettati l’inaspettato, tutto è possibile» – LEGGI TUTTO
Entrambi intrattengono con il pubblico un rapporto che rasenta la sacralità. Ogni loro concerto è quasi un rito mistico. Guarda:
Entrambi perseguono una ricerca maniacale delle sonorità e introducono riferimenti colti nei loro album (dai tarocchi ai temi politici e ambientali, dai miti dell’antica Grecia all’apartheid).
Entrambi perseguono l’idea di una musica fine a se stessa, slegata dalle logiche di mercato e di profitto, continuando la ricerca iniziata con i Genesis e sviluppata negli anni di carriera solista.
Infine, entrambi condividono la stessa torta, a mezzanotte tra il 12 e 13 febbraio. Ieri Steve….
Oggi, con l’augurio di nuovi progetti sonori e artistici, buon compleanno, Peter!!!!
In questa grande e felice occasione Steve ha concesso a Horizons Radio un’intervista, in cui traccia un bilancio della sua vita artistica e non solo.
Intervista di SaimonP. & D.B.:
HR: Siamo molto entusiasti della tua autobiografia in uscita il 24 luglio 2020. Di solito si dice che scrivere la propria autobiografia è un processo molto intimo e introspettivo, oltre che terapeutico. Cosa ti ha spinto a scriverla e quanto è stato difficile?
Steve Hackett: Volevo poter condividere le mie esperienze, i miei pensieri e i miei sentimenti. So che nel corso degli anni ci sono molte cose che la gente avrebbe voluto sapere di me, anche sul mio periodo con i Genesis. Il libro raccoglie tutti questi momenti.
Qual è il ricordo di questi 70 anni che più ti sta a cuore?
È difficile da dire, perché ci sono diversi ricordi meravigliosi! Ma forse è l’incontro con Jo, che poi è diventata mia moglie. Siamo così felici insieme e Jo fa una grande differenza nella mia vita.
Quando hai messo quel famoso annuncio su Melody Maker e Genesis ti ha raggiunto, hai avuto la sensazione che la tua vita fosse ad un punto di svolta?
Sì, l’ho avuta! Ero nervoso perché rappresentava un grande cambiamento nella mia vita, oltre che una grande sfida, ma è stata davvero una svolta meravigliosa e fortunata.
Avevi circa 20 anni all’epoca, come vedi ora quel ragazzo pieno di sogni?
Non sapevo quale strada avrebbe preso la mia vita. Speravo che i miei sogni musicali si realizzassero e credevo che questo sarebbe potuto accadere se avessi lavorato sodo, ma non avevo una sfera di cristallo e non era chiaro quanto i Genesis avrebbero avuto successo.
Se non fossi diventato il grande musicista che sei, cosa avresti fatto?
Sarei sempre stato un musicista; la musica scorre nel mio sangue dall’età di due anni in poi…
Qual è la persona o l’artista più significativo che hai incontrato nella tua vita?
Oltre a Jo, forse è stato Peter Gabriel. Abbiamo fatto subito amicizia e abbiamo condiviso obiettivi e aspirazioni musicali simili. Ammiro anche l’impegno sociale di Peter ed entrambi abbiamo una visione della musica che abbraccia letteralmente il mondo.
Hai raggiunto le più alte vette nella musica. Chi vorresti con te in una band ideale, una squadra da sogno a tua scelta?
Ci sono molte persone che ammiro, quindi non posso scegliere!
Tra poco parti in tour e ti esibirai quasi tutto questo anno. Come ti mantieni in forma per un tale impegno?
Il tour in sé mi mantiene in forma perché è molto fisico! Mi piace anche camminare.
Hai viaggiato molto. C’è un luogo che ti ha colpito in modo particolare e che ti ha lasciato un segno?
Sono rimasto particolarmente colpito dal viaggio che Jo e io abbiamo fatto in Etiopia. È stato incredibile incontrare persone nelle tribù dell’estremo sud che avevano ancora tradizioni millenarie…
Come festeggi questo compleanno speciale?
Sarà una festa tranquilla quest’anno.
A quali progetti sta lavorando attualmente?
Sto registrando un altro album e facendo le prove per l’imminente tour.
Grazie, Steve e tanti auguri per i tuoi settanta anni. Ora riviviamo alcune tappe multimediali della tua carriera.
Il primo disco: nel 1970 pubblica un album intitolato The Road come membro dei Quiet World, un gruppo in cui suona anche suo fratello, John Hackett, al flauto. Ecco l’audio:
La svolta: in cerca di una nuova band, Hackett pubblica un annuncio sulla rivista Melody Maker:
*Materiale pubblicato per diritto di cronaca e con la firma dell’autore. In caso di diversa volontà dell’autore stesso si prega di segnalarlo alla mail di Horizons Radio. Grazie.
Digital releases for Plays Live and Secret World Live (reinstating hitherto missing tracks) and Growing Up Live is being made available for the first time. OVO is also now available on all streaming services too.
The full 16 track concert is being made available digitally for the first time. The Rhythm of the Heat, Not One of Us, Intruder and On the Air are all returned to their rightful place in the running order on Peter’s first live album that captures his 1982 tour. Read more
Omitted from the original CD release (due to lack of disc space) and subsequent digital releases, San Jacinto has been added to this new digital release of Secret World Live, which capturesPeter’s 1993 tour in support of his sixth studio album US. Read more
Only ever a DVD release before now, this is the first time Peter’s Growing Up Live tour has been a stand-alone audio release. The show was Peter’s first live tour in 10 years and showcases a number of songs from his seventh album UPand a host of Gabriel classics. Read more
Not a live album in itself, but the music that soundtracked the Millennium Dome Show in London, performed 999 times during the 365 days in 2000 that the Dome was open. Available to stream for the first time on all digital services. Read more
00:50 – Watcher Of The Skies; 10:45 – The Musical Box; 21:54 – Get ‘Em Out By Friday; 31:00 – Suppers’s Ready; 53:40 – The Return Of The Giant Hogweed; 01:03:21 – The Knife (cut).
Peter si presenta nel camerino con un enorme baule in cui ha stipato i costumi, all’insaputa dei suoi compagni. Steve Hackett ha più volte dichiarato che Gabriel non ha mai provato a indossare quei travestimenti durante le prove prima di quell’esibizione e che fu una sorpresa anche per loro.
“Se in Italia il trionfo è ormai scontato, per i Genesis le cose sono sul punto di cambiare anche nella vecchia Inghilterra perché la band, un mese dopo le glorie italiane (20 e 22 gennaio, Reggio Emilia e Roma – N.d.R,), si imbarca nel primo tour come headliner (…).
Peter decide allora di imprimere una ulteriore accelerazione all’aspetto teatrale delle sue apparizioni inventando nuove maschere e costumi (…). Il resto della band accetta con malcelata riluttanza questa svolta scenografica pur sapendo che la crescente popolarità non è certo estranea, almeno a livello mediatico”.
“Il mellotron intona i primi accordi di Watcher Of The Skies e Peter esce dalle tende vestito di nero e con le ali di pipistrello sulla testa, viso pitturato di bianco e gli occhi truccati con una sostanza fosforescente che, reagendo alle luci ultraviolette, sortisce l’effetto di trapassare l’oscurità.
“I costumi di Peter diventano sempre più strampalati man mano che il tour progredisce. Per Watcher of the Skies si dipinge il viso di vernice fosforescente e indossa una cappa e ali di pipistrello sulla testa. Non è il finale: è la prima canzone del concerto. La teatralità è accentuata da Tony che suona una lunga introduzione lunatica con il Mellotron (che ora si può usare con gli hertz giusti).
La gestualità teatrale di Peter ora è integrata nell’esibizione dal vivo. Per quanto riguarda la stampa e il pubblico, è il tratto distintivo dei Genesis. Nel contesto dei primi anni Settanta non sembra poi troppo folle. C’è Alice Cooper che fa cose strane con i serpenti, Elton John che si veste da papero e porta occhiali più grandi della sua testa, gli Who che sfor- nano concept album a raffica. La nostra bizzarria, però, è un po’ diversa, una cosa strana e tipicamente inglese, forse per questo piace tanto negli Stati Uniti.
Peter non ci avvertirà della maschera da fiore che indosserà per la parte di Willow Farm in Supper’s Ready, e nemmeno per la scatola triangolare che si mette in testa per la parte successiva, Apocalypse in 9/8. Le vediamo anche noi nello stesso momento in cui le vede il pubblico.
Lui non vuole saperne di decidere in gruppo, in questi casi. Secondo Peter, un processo democratico per quelle questioni squisitamente teatrali rallenterebbe tutto, per via delle discussioni sui colori che dovrebbe avere il vestito o se il fiore è una pianta annuale o perenne.”
“«Quello del Rainbow fu uno dei nostri concerti migliori», dice Banks. «Altri facevano qualcosa con i costumi, ma noi sfruttavamo tutto lo spazio del palco. Quando andavi a uno spettacolo dei Genesis vedevi le tende velate, e poi il fumo artificiale, che sì adesso è un cliché ma allora non lo era affatto. Vedevi le ali di pipistrello e gli occhi truccati. Sentivi il suono del Mellotron, praticamente il primo effetto in stereo. Non c’erano altri concerti di quel livello al mondo. I primi dieci minuti erano di una potenza incredibile. Penso che fummo tra i primissimi gruppi a cogliere la bellezza della fusione di musica ed effetti visivi. Un po’ successe per caso e per fortuna, un po’ perché l’abilita di Peter in quel senso era davvero unica».
«Era tutta farina del sacco di Peter», ricorda Macphail. «Trovò Guy Chapman, che gli fece le maschere di Supper’s Ready e Foxtrot, e il mantello nero».
«Quando si metteva la maschera a fiore, assumeva i contorni dell’artista da music hall», ha detto Banks. «E conquistava sempre più il centro dell’attenzione».
«La testa a forma di fiore doveva essere una specie di gioco. Era stata pensata per essere manifestamente irreale», disse Gabriel a «Circus» nel 1974. «Non volevo spaventare nessuno. Diciamo che avrei preferito essere Fellini. In effetti, la camminata da fiore richiamava più Shirley Temple, che è sempre meglio che scimmiottare Eric Clapton.»”
“È stato anche in questo periodo che Peter ha tagliato i suoi capelli in modo strano, rasando un piccolo triangolo sul davanti, così da sembrare un po’ come un alieno. Aveva capito che suonare semplicemente buona musica non era sufficiente. Dovevi distinguerti per ottenere l’attenzione della gente, così ha iniziato a diventare sempre più scandaloso sul palco.
E così è arrivata la maschera a forma di fiore in Supper’s Ready e le ali di pipistrello sono diventate la firma di Watcher of the Skies. In questo periodo Peter stava diventando sempre più centrale sul palco, dopo Dublino non c’è stato modo di fermarlo. (…)
Naturalmente è stato sempre e solo Peter. Tony non è mai sceso a compromessi su questo punto. La più grande concessione che abbia mai fatto era di indossare una camicia bianca quando suonavano su un palco bianco. (…)
Il concerto dei Genesis al Rainbow è stato una vera svolta per la band, il tutto esaurito con una standing ovation alla fine. Il fotografo Barrie Wentzell ha scattato una foto a Peter con il suo copricapo a fiori che è apparsa sulla prima pagina del Melody Maker. Nella sua recensione intitolata «Il genio dei Genesis», Chris Welch ha scritto:
«I Genesis hanno ricevuto una tale ovazione al Rainbow Theatre di Londra che ha commosso visibilmente questo gruppo di solito imperturbabile».”
In Get’Em Out By Friday Gabriel indossa una bombetta, in Supper’s Ready si scatena: la corona di spine, il fiore, la scatola romboidale rossa, il lungo mantello nero di cui Peter si libera per un vestito bianco e un tubo di luce bianca per il finale. Dal settembre 1973 in The Musical Box abbandona la foxhead e il vestito rosso da donna per l’old man.
Il settimanale Ciao 2001 pubblica un resoconto dettagliato di questo show storico nel numero del 15 aprile. Ecco copertina e articolo (come riportato dal web):
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Ciao 2001 del 15 aprile 1973 Pipistrelli e fiori barocchi
di Manuel Insolera
Peter Gabriel ha forse creato un mostro?
Questa è pressappoco la domanda che tutti gli attoniti giornalisti specializzati inglesi si sono posti immediatamente dopo lo strabiliante spettacolo al Rainbow Theatre di Londra poco tempo fa.
La band apparve all’improvviso in un palco interamente ricoperto di bianchissimi tendaggi. Tutti i membri del gruppo erano anche vestiti di bianco, tutti tranne Peter Gabriel, avvolto in un’aderente tunica nera, con due lugubri ali da pipistrello ad adornargli le spalle.
Ancora non erano terminati gli sconcertati applausi di un uditorio pigiatissimo e scatenato, che già il mellotron di Tony Banks introduceva l’aggraziata violenza di “Watcher of the skyes” uno dei cavalli di battaglia di “Foxtrot” e delle loro attuali esibizioni live. Così si apriva uno spettacolo che tutti a Londra sono stati concordi nel giudicare come una delle cose migliori in assoluto della storia del pop e l’acme dell’arte dei Genesis fino ad ora: l’impatto romantico-decadente della musica, la suggestiva violenza delle perfette costruzioni strumentali, l’allusività spettacolare di un Gabriel giunto al massimo delle facoltà mimetiche, hanno raggiunto un equilibratissimo fulcro di coesione.
Così, a guardarli sul palcoscenico del Rainbow, ci si trova all’improvviso davanti ad un allegorico quadro ottocentesco, ove si evocano i morbosi e favolistica fantasmi di antiche fantasie britanniche, pregne di un surrealismo malato e limaccioso: Steve Hackett e Michael Ruthetford seduti, curvi sulle loro chitarre; Tony Banks in penombra dietro ai pinnacoli delle tastiere; Phil Collins mobile e ancorato ai suoi tamburi; Peter Gabriel infine, libero di muoversi, apparizione ermafrodita e inafferrabile dietro ai continui cambiamenti di ruolo e di identità, asessuato e soffuso di classica ambiguità, come un figlio di amori lontani tra uomini e dei.
E quando giunge il tragico sogno di “Musical Box” e Peter scompare tutti si aspettano il ritorno nei panni fiammeggianti della volpe: ma questa volta si sbagliano. La figura che rientra sul palco per urlare l’ultima disperata invocazione agli occhi sbarrati che non potranno più toccarla non è una volpe, ma sorge come una mistica apparizione geometrica, a metà strada tra la caricatura di una invasata monaca medievale e un irreale personaggio di “Alice nel paese delle delle meraviglie”. E lo spettacolo continua, denso di imprevisti e di avvenimenti inattesi come le subitanee esplosioni di fiamme e di fumo e le tramutazioni di Gabriel come un idolo neoclassico.
Si snoda la saga apocalittica di “Supper’s ready”, la suite angelico-demoniaca che nella sua ambigua incompiutezza raggiunge vertici paradossali di evocatività stravolta: il pubblico ondeggia sulle sedie come ipnotizzato ed ecco che prende a muoversi in sintonia con la misteriosa figura dal viso candido e dai neri mantelli che la sovrasta sul palcoscenico.
Applausi disperati, nevrotici. Le bianche figure e l’angelo nero abbandonano il palco e la gente comincia ad urlare “more! More!” (ancora, ancora!) ed ecco che le luci si oscurano, i folletti, meno uno rientrano e attaccano gli accordi spigolosi di “the knife” dal vecchio album “Trespass” e poi lampeggia una luce bianca ed eccolo, eccolo: Peter Gabriel incarnato nelle verdi spirali di un fiore allucinato e grottesco!
L’ultima trasformazione si è compiuta, l’ultimo mistero è stato celebrato: le luci del Rainbow si riaccendono, la gente ripiomba nelle spire meccaniche del XX secolo. Ma il tempo continua a passare e il girotondo carnevalesco del mondo prosegue la sua danza. E i Genesis non smettono di impersonare la decadenza gentile della loro fragile faviola: un nuovo disco in corso di registrazione (“Selling england by the pound – n.d.r – ) che dovrebbe vedere la luce nell’esplosione verde-oro di giugno: una tournee americana a partire dalla fine di marzo, imponderabile come il destino; un futuro imprevedibile e inafferrabile come le forme confuse della vita e della morte. (da Ciao 2001, citato dal web per diritto di cronaca)
[/su_spoiler] Ed ecco alcuni tipi di biglietto della serata:
Se hai ricordi di questo concerto da condividere in forma scritta o audio/video inviali a Horizons Radio e saranno pubblicati con la tua firma.
00:00 – Watcher Of The Skies; 12:11 – Dancing With The Moonlight Knight; 21:19 – The Cinema Show; 35:59 – I Know What I Like; 40:10 – Firth Of Fifth; 51:59 – The Musical Box; 01:04:09 – More Fool Me; 01:08:55 – The Battle Of Epping Forest; 01:23:03 – Supper’s Ready; 01:46:50 – The Knife.
Questa la locandina del tour che si chiude a Napoli:
Ed ecco un biglietto:
A Napoli, a differenza di Reggio Emilia e Roma, non ci sono problemi con coloro che cercano di entrare senza pagare. Ma, come si può leggere in Genesis in Italia. I concerti 1972-1975 di Mino Profumo“il pubblico ha la sgradita sorpresa di un violento temporale che rende meno agevole il ritorno a casa.”
Ed ecco le copertine dei bootleg tratti da questo show:
Se hai ricordi di questo concerto da condividere in forma scritta o audio/video inviali a info@horizonsradio.it e saranno pubblicati con la tua firma.
Point Of Gabriel è una band tributo alla carriera solista di Peter Gabriel.
Il gruppo è composto da Valerio Bazzanella (voce), Monica Broseghini (voce), Sergio Tessadri (tastiere), Marco Carner (chitarra), Pietro Cappelletti (basso) e Walter Condini (batteria).
L’obiettivo della band è quello di restituire al pubblico le emozioni che Gabriel nella sua lunga carriera ha saputo donare a ciascun componente del gruppo.
Point Of Gabriel propone un percorso musicale che conduce l’ascoltatore nel mondo sonoro di Gabriel evidenziandone i tratti poliedrici e le tappe fondamentali: “Solsbury Hill”, “Games Without Frontiers”, “Shock The Monkey”, “Don’t Give Up”, “Red Rain”, “Biko” e moltissime altre perle di uno dei più grandi musicisti di tutti i tempi.