Genesis Tribute Band: Real Dream live a Milano – REPORT, VIDEO & INTERVISTA

By Eugenio Delmale –

Grande successo per il concerto dei Real Dream a MILANO, con una rinnovata scaletta 100% Genesis “Gabriel Era”. LEGGI IL REPORT DEL LIVE E L’INTERVISTA.

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Il concerto si è svolto sabato 11 Gennaio 2020 allo Spazio Teatro 89 di Via F.lli Zoia 89 a Milano, dotato, tra l’altro di un’ottima acustica, perfetta per le sonorità dei Genesis By Real Dream.

Il “GENESIS DREAM” di Milano si è sviluppato in 2 Tempi :

Il primo dedicato ai brani tratti da “THE LAMB LIES DOWN ON BROADWAY” un percorso tra i brani più rappresentativi del doppio concept, ultimo con Peter Gabriel in formazione.

Il secondo tempo è stato un ulteriore salto all’indietro nell’era Gabriel, con brani mitici tratti da “FOXTROT”, “SELLING ENGLAND BY THE POUND” e “NURSERY CRYME”

Ecco la set list:

– The Lamb lies down on Broadway – Fly on a Windshield – Cuckoo Cocoon – In the Cage – Counting Out Time – Carpet Crawlers – The Chamber of 32 Doors – Anyway – Here Comes the Supernatural Anaesthetist – Lamia – In the Rapids + IT

– Dancing with the Moonlit Knights – Get’em Out by Friday – Firth of Fifth – The Cinema Show – The Musical Box

– BIS : Supper’s Ready

– BIS: The Knife

Come si può notare, nonostante la generosità dei Real Dream che, dopo due ore abbondanti di musica, hanno concesso come bis nientemeno che Supper’s Ready, il pubblico milanese, calorosissimo, ha chiesto un ulteriore encore.  E a questo punto The Knife è stata la degna e storica conclusione, con una standing ovation finale.

Ecco un video della serata di Filippo Gaggero dei RealDreamers – Real Dream Genesis Tribute Band Official Fan Club:

https://www.facebook.com/filippo.gaggero.7/videos/211875663155672/

La band genovese-bolognese-grossetana, che meno di un anno fa ha rinnovato la formazione, ha raggiunto l’affiatamento e la maturità che ora la possono portare a traguardi anche internazionali. 

Ecco i prossimi appuntamenti:

Ecco il trailer:

http://www.realdreamgenesis.com/

Horizons Radio ha intervistato i Real Dream prima dell’evento milanese: 

Horizons Radio: A febbraio festeggiate un anno dal primo live della nuova formazione. Quali sono state le soddisfazioni di questi 12 mesi?

Paolo Tenerini: “Questo 2019 è stato incredibile… Da quel 9 Febbraio al Teatro Carignano di Genova (il mio debutto come cantante dei REAL DREAM) è stato tutto un susseguirsi di emozioni, concerti, studio costante dei brani, nuove idee per i live e soprattutto… un’incredibile valanga di affetto da parte del pubblico!

Non ce lo aspettavamo assolutamente all’inizio, ma è stato un crescendo costante, che prosegue e che ogni giorno ci sorprende: basti pensare alla nascita del nostro fan club per iniziativa di Filippo Gaggero, un nostro fan di Chiavari, un’iniziativa fortunatissima che sta facendo crescere il nostro pubblico di giorno in giorno.

Per quanto mi riguarda poi, lasciatemi dire che le parole di Richard Macphail, al termine del nostro GENESIS LIVE di Savignone, non le scorderò mai!”

Ce le puoi rivelare?

Paolo Tenerini: “Ok… Richard mi ha detto: ‘Tu non canti come Peter… tu hai l’anima di Peter dentro di te..!'”

Come e in cosa ritenete di essere cresciuti in questo periodo?

Paolo Tenerini: “E’ cresciuto sicuramente il feeling e l’affiatamento tra i componenti. Dopo il mio ingresso nel gruppo era necessario creare la nuova squadra e, come i calciatori si allenano, ma poi è  in campo che si vede se sono affiatati, noi abbiamo avuto bisogno di testarci con tanti live, che per fortuna sono arrivati. Grazie ai concerti dal vivo è cresciuto tantissimo il feeling, appunto, sia personale e umano che musicale e tecnico tra noi.”

Avete iniziato i live con pochissimi effetti e costumi in scena. Poi c’è stata un’evoluzione. Come e perché? 

Paolo Tenerini: “Devo dire che sono stato molto aiutato da Paolo Viccinelli, che mi ha convinto, superando le mie resistenze iniziali, a osare. In alcune canzoni uso maschere simili a quelle che indossava Peter Gabriel, come nel finale di ‘The Musical Box’ uno dei punti più emozionanti del nostro spettacolo, anche a Milano.

Ma Paolo mi ha convinto a usare maschere molto semplici, però molto evocative anche in altri brani. Maschere che abbiamo creato noi, come per esempio quelle in ‘Get’Em Out By Friday’ o in ‘The Fountain of Salmacis’. Io ero un po’ intimorito, all’inizio, ma il pubblico, davanti a queste novità, ha reagito in maniera davvero superiore alle nostre aspettative.

Perché, insieme a una mia gestualità funzionale al brano, la maschera spiega ancora meglio cosa racconta la canzone. Ecco perché c’è stata un’evoluzione, anche da questo punto di vista.

Quali sfide vi siete prefissati per il prossimo anno della Band? 

Andrea Orlando: “La prima sfida che ci siamo prefissati è quella di fare conoscere la band anche all’estero. Non è facile perché, nonostante il ruolo fondamentale che hanno i social, il nome e l’attività live hanno inevitabilmente più visibilità sul territorio nazionale. Tuttavia il nostro obiettivo è quello di allargare il nostro raggio d’azione, perché siamo convinti che, anche fuori dall’Italia, il gruppo sia in grado di suscitare l’interesse del pubblico.

L’altra sfida è quella di cercare di migliorare sempre, sul piano della tecnica individuale e della resa a livello collettivo. Pensiamo che, lavorando con costanza, nel corso degli anni abbiamo raggiunto buoni risultati, e il riscontro del pubblico è gradualmente cresciuto, ma riteniamo che sia importante non adagiarsi mai, e non smettere di chiedersi se si possa raggiungere traguardi sempre più alti.

L’ambizione, quando non è accompagnata dalla competitività del singolo, ma è sentita come l’esigenza di fare crescere il gruppo nella sua globalità, è secondo noi uno degli aspetti più importanti nella vita del gruppo stesso.”

La scaletta è sempre stata in evoluzione. Con quale criterio l’avete trasformata?

Andrea Orlando: “Il nostro repertorio riguarda per ora soprattutto l’era Gabriel, ma per il futuro stiamo pensando di proporre anche un set del periodo successivo. Abbiamo finora proposto due diversi spettacoli: il primo, che abbiamo chiamato “Genesis Dream”, propone i brani probabilmente più amati del periodo d’oro dei Genesis. All’interno di questo set, però, cerchiamo di avvicendare, in ogni concerto, i diversi brani che abbiamo in repertorio (e che coprono gran parte del periodo ’70/74), e proporre ogni volta set list differenti.

Il secondo spettacolo che presentiamo è la riproposizione integrale di ‘The Lamb Lies Down on Broadway’, impresa tanto impegnativa quanto affascinante e suggestiva. Pensiamo che molti fan dei Genesis siano particolarmente legati, come noi, a questa straordinaria e complessa opera, e speriamo che sentirla per intero dal vivo possa essere gratificante per gli spettatori, quanto lo è per noi eseguirla.

In alcuni casi, poi, proponiamo una scaletta mista, che comprende una selezione di brani di ‘The Lamb’ nella prima parte, e alcuni brani del periodo storico nella seconda parte.”

E come si trasformerà ulteriormente, in quale direzione?

Andrea Orlando: “Nei prossimi mesi lavoreremo a due nuovi spettacoli, che si alterneranno ai precedenti di cui abbiamo parlato, perché, come abbiamo detto, uno dei principi che seguiamo è appunto quello di diversificare il più possibile la nostra proposta live, per il pubblico che ci segue, ma anche per misurarci con brani sempre diversi, cercando sempre nuove ‘sfide’, sul piano esecutivo e interpretativo. Su queste nuove scalette per ora preferiamo non rivelare dettagli… ma possiamo dire che dal prossimo anno ci saranno delle grosse sorprese per chi ci segue!”

Litigate mai sui brani da mettere in scaletta (come facevano i Genesis nella composizione degli album)?

Tiziano Tacchella: “La costruzione di ogni singola scaletta di brani è spesso fonte di discussione nella band, perché si deve trovare il modo di stuzzicare il pubblico con novità, cercando di non risultare mai banali o scontati, ma non ci sono mai stati litigi in merito. L’armonia che regna tra di noi, anche per il fatto che siamo un gruppo di amici oltre che di musicisti, fa sì che si trovi sempre il giusto compromesso tra i gusti personali (ebbene sì, anche ognuno di noi ha i propri pezzi preferiti) e il pubblico che andremo a intrattenere; diciamo che finora questo connubio ha sempre funzionato.”

L’11 gennaio iniziate l’anno nuovo con una importante data a Milano. 

Paolo Tenerini: “La data di Milano la consideriamo fondamentale e quindi, come un allenatore per la finale di Champions League cerca di mettere in campo la squadra migliore, noi vogliamo che il pubblico milanese, che ci vede per la prima volta, abbia uno spettacolo con il meglio di ciò che sappiamo fare.

Nella prima parte vestirò i panni di Rael ed eseguiremo alcuni brani mitici di ‘The Lamb Lies Down on Broadway’, poi, nel secondo tempo, torneremo ai brani precedenti, tratti da ‘Nursery Cryme’, ‘Foxtrot’ e Selling England by the Pound’. 

Poi avrete altre date importanti come Verona e Torino. Come risponde il pubblico ai vostri live?

Tiziano Tacchella: “Se suoneremo nelle più belle ed importanti città italiane è proprio grazie alla continua richiesta dei nostri fans che fremono per conoscerci di persona e perché vogliono apprezzare le nostre performance dal vivo; da un anno a questa parte ci stanno conoscendo in tutta Italia grazie ai video che vengono riproposti sui social, a decine ogni giorno si iscrivono alle nostre pagine Facebook per apprezzare l’interpretazione dei brani che proponiamo, ma assistere a un nostro concerto direttamente in teatro o in grandi piazze è sicuramente più gratificante. Durante i live, tra il pubblico e la band, si instaura la giusta empatia e si gode appieno della originale teatralità del nostro front-man Paolo Tenerini.”

Siete tra i pochissimi ad avere un vero e proprio fan club. Cosa si prova?

Tiziano Tacchella: “Il fan club dei Real Dream, un vero e proprio Team nato spontaneamente dalla passione del presidente Filippo Gaggero, ci ha colti inizialmente di sorpresa perché ai nostri livelli non è cosa comune, ma è estremamente gratificante perché il trasporto con cui siamo seguiti è veramente uguale all’impegno che noi mettiamo nel riproporre la musica.

Sappiamo di poter contare sul gruppo dei RealDreamers come fossero il sesto componente della band, ci propongono idee e sviluppi a cui non avevamo pensato, ci seguono a ogni concerto, ci organizzano delle splendide serate, partecipano attivamente alla nostra crescita e non smetteremo mai di ringraziarli per il lavoro che svolgono ogni giorno per noi.”

Tra le altre Genesis Tribute Band quale stimate di più?

Paolo Viccinelli: “Io da sempre dico che nella musica e soprattutto nelle Tribute Band dei Genesis, c’è posto per tutti. Chi è veramente appassionato della musica dei nostri grandi maestri di solito (con qualche eccezione), è un musicista positivo e propositivo, e guarda con sincero interesse e ammirazione chi si propone per suonare questa straordinaria musica.

Ci sono Tribute Genesis in tutto il mondo e molte sono a un livello di qualità straordinaria. Tra le Tribute estere sorprendono ormai da decenni, per qualità musicale e storicità della proposta teatrale e scenica, i professionisti canadesi dei Musical Box. Ma anche i Genetics argentini sono molto bravi.

In Europa ci sono Tribute band brave e interessanti, soprattutto per il periodo collinsiano dei Genesis, ma io le sento un tantino fredde. Poter esprimere il calore e le emozioni in un live non è per tutti e non bastano le note giuste da bel compitino, ci vuole di più, un quid particolare, o se volete, una calda magia che avvolge il pubblico e chi suona, in un circolo di emozioni.

In Italia posso citare i The Watch di Milano e i Supper’s Ready di Bolzano, due ottime band con musicisti straordinari.

I Real Dream si propongono da sempre con una musica più calda e una proposta teatrale non da fotocopia dei Genesis, ma che attinge direttamente dalla nostra storia musicale italiana. In un concetto si può dire che noi Real Dream interpretiamo i pezzi con passione e calore, rimanendo storicamente fedeli alle tematiche musicali dei Genesis.”

 

I REAL DREAM (Genesis Tribute Band) nascono a Genova nel 1996 e da subito si fanno apprezzare per i loro Live dedicati ai Genesis del periodo Peter Gabriel.

La Band attraversa negli anni varie vicissitudini e colleziona numerosi riconoscimenti, tra i quali spicca il Live di Genova alla presenza di Steve Hackett nel 2012, (durante il quale il mitico chitarrista dei Genesis premia il “collega” Real Dream Tiziano Tacchella con una Targa) e nell’agosto 2019 il Sold Out di Savignone (GE), alla presenza di Richard McPhail e Mino Profumo.

Con l’ingresso nel 2018 del nuovo cantante e front-man Paolo Tenerini, la band genovese ha trovato una nuova “teatralità”, creando dal vivo nuove atmosfere e momenti di grande suggestione, riproponendo in alcuni brani le maschere create da Peter Gabriel (come ad esempio nella leggendaria “The Musical Box”) ma anche sorprendendo il pubblico con maschere e gestualità di creazione Real Dream che i fans dei Genesis hanno accolto con entusiasmo. 

Attualmente la band è impegnata in un Tour nazionale che, partito da Chiavari, li porterà, dopo Milano, a toccare Genova, Foligno, Torino, Verona, Grosseto e altre città italiane.

La formazione attuale:

Paolo Tenerini (Voce)

Andrea Orlando (Batteria)

Tiziano Tacchella (Chitarra)

Paolo Viccinelli (Basso, Bass Pedal, Chitarre 12corde)

Alessandro La Corte (Tastiere)

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Horizons Radio News

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ARCHIVIO – Video Memories: Genesis, Chester Cortez Thompson was born on December 11th 1948

By D.B. – 

Video Memories, Genesis & Co. History through videos.

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Chester Cortez Thompson (Baltimora, 11 December 1948). 

Horizons Radio News

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Rassegna Stampa: “I miei anni con i Genesis”, Anthony Phillips si racconta su Prog Italia

Anthony Phillips su Prog Italia parla del recente album Strings Of Light e rivela alcuni aneddoti che risalgono agli anni con i Genesis.

By Lucio Curti

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“Non potevi scegliere momento migliore!”, esclama Anthony Phillips rispondendo al telefono. “Ho appena tolto la bustina del tè dalla teiera e mi sono bagnato le unghie con l’olio d’oliva: sono tutto per te”.

Sono le parole con cui inizia l’incontro telefonico tra Mike Burnes di Prog Italia ed Anthony Phillips.

L’intervista finirà con lo svelare il perché Ant si bagna le unghie con l’olio d’oliva, ma racconta anche  dettagli sul recente album Strings Of Light in cui è possibile ascoltare i ventiquattro brani in versione 5.1 Surround. “Magari si tratta di una scelta un po’ bizzarra, dato che nella maggior parte dei pezzi c’è solo una chitarra che suona, ma in un paio di punti dove ci sono varie chitarre a dodici corde ci siamo divertiti a inserire degli effetti e dei cross-fades, in modo da conferire al tutto una spazialità differente”, spiega Phillips.

E rivela nuovi aneddoti sugli anni con i Genesis.

Per esempio alcuni momenti compositivi con Mike Rutherford: Quando eseguivamo accordi diversi simultaneamente, come un Re maggiore e
un Mi minore, usciva fuori un insieme di note da brividi. Potevano essere accordi, ma anche arpeggi, parti ritmiche, rivolti… non è che volessimo essere stravaganti a tutti i costi, stavamo solo cercando di sperimentare e capire cosa potessimo tirare fuori senza copiare nessuno. Andavamo alla cieca, senza precluderci nessuna possibilità”.

 

Ant racconta anche la sua passione per le chitarre; è riuscito ad accumulare infatti quasi 100 pezzi. C’è la chitarra classica Francisco Simplicio fabbricata a Barcellona nel 1931. “Mi ritengo fortunato a possedere un cimelio del genere. La sua età rivela si col suono così caldo e rotondo. Indubbiamente la possibilità di utilizzare questo tipo di strumenti aggiunge un fa-
scino particolare alle composizioni”, rivela nell’intervista.

E possiede un vecchio è un mandolino italiano, costruito da Antonio Vinaccia addirittura nel 1789, di cui dice: “Mi piacerebbe conoscere la sua storia. Era il periodo della rivoluzione francese in cui iniziavano a rotolare un po’ di teste, chissà a quali brutti spettacoli ha assistito. Peccato che non possa raccontarceli”.

 

Per leggere tutta l’intervista – e scoprire il segreto di Ant con l’olio d’oliva – acquista o abbonati a Prog Italia: CLICCA QUI o nell’immagine sotto:

E un regalo per te da Guido Bellachioma, Direttore di Prog:

“Scarica gratuitamente PROG ITALIA 1 (uscito a giugno 2015) cliccando sul link e inserendo il codice prog1 – Era una iniziativa che volevo fare da tempo e ora mi è sembrato il momento più adatto. Registratevi sul sito della Sprea Editori, inserite il codice prog1 e avviate il download, ripeto gratis, dell’ormai storico numero uno… condividete con i vostri amici e fatelo scaricare pure a loro, ovviamente vale anche per voi se ce lo avete cartaceo così non lo sciupate più 🙂 un abbraccio e come sempre grazie a tutti.” https://sprea.it/prog1

Ascolta String Of Lights:

Anthony Phillips: Strings Of Light, 2CD/1DVD Digipak Edition.

Per il suo primo nuovo album in sette anni Anthony Phillips ha composto e registrato i ventiquattro brani musicali di questo album, che si estendono su due CD, utilizzando le tante rare chitarre della sua collezione, che hanno fatto di “Strings Of Light” uno dei migliori album di chitarra strumentale della lunga e acclamata carriera di Ant come musicista e compositore.

Questo set è reso ancora più speciale dall’inclusione di un mix di 5.1 Surround Sound su DVD (NTSC / Region Free).

Dopo sette anni di assenza di nuovi lavori registrati, “Strings Of Light” è un gradito ritorno e un bell’album di un leggendario musicista.

Compralo adesso su Amazon.

TRACK LIST

DISCO 1: CD

1. JOUR DE FÊTE
2. DIAMOND MEADOWS
3. CAPRICE IN THREE
4. CASTLE RUINS
5. MERMAIDS AND WINE MAIDENS
6. WINTER LIGHTS
7. SONG FOR ANDY
8. PILGRIMAGE OF GRACE
9. SKIES CRYING
10. MOUSE TRIP
11. RESTLESS HEART
12. STILL RAIN

DISCO 2: CD

1. INTO THE VOID
2. ANDEAN EXPLORER
3. MYSTERY TALE
4. SUNSET RIVERBANK
5. TALE ENDER
6. SHORELINE
7. DAYS GONE BY
8. CRYSTALLINE
9. FLEUR-DE-LYS
10. GRAND TOUR
11. HOME ROAD
12. LIFE STORY

DISCO 3: DVD

1. JOUR DE FÊTE (5.1 SURROUND MIX)
2. DIAMOND MEADOWS
(5.1 SURROUND MIX)
3. CAPRICE IN THREE
(5.1 SURROUND MIX)
4. CASTLE RUINS (5.1 SURROUND MIX)
5. MERMAIDS AND WINE MAIDENS
(5.1 SURROUND MIX)
6. WINTER LIGHTS (5.1 SURROUND MIX)
7. SONG FOR ANDY (5.1 SURROUND MIX)
8. PILGRIMAGE OF GRACE
(5.1 SURROUND MIX)
9. SKIES CRYING (5.1 SURROUND MIX)
10. MOUSE TRIP (5.1 SURROUND MIX)
11. RESTLESS HEART
(5.1 SURROUND MIX)
12. STILL RAIN (5.1 SURROUND MIX)
13. INTO THE VOID (5.1 SURROUND MIX))
14. ANDEAN EXPLORER
(5.1 SURROUND MIX)
15. MYSTERY TALE (5.1 SURROUND MIX)
16. SUNSET RIVERBANK
(5.1 SURROUND MIX)
17. TALE ENDER (5.1 SURROUND MIX)
18. SHORELINE (5.1 SURROUND MIX)
19. DAYS GONE BY (5.1 SURROUND MIX)
20. CRYSTALLINE (5.1 SURROUND MIX)
21. FLEUR-DE-LYS (5.1 SURROUND MIX)
22. GRAND TOUR (5.1 SURROUND MIX)
23. HOME ROAD (5.1 SURROUND MIX)
24. LIFE STORY (5.1 SURROUND MIX)

Da The home of Cherry Red Records & associated labels.

Horizons Radio News:

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Harlequin Weekly: A Trick of the Tail, Genesis cover – VIDEO

By Filippo Collini – 

Tutte le forme dell’amore nei confronti di Genesis & Co.: quadri, disegni, fotomontaggi, immagini, musica, omaggi di ogni tipo*

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“Recorded at the Esbo Arbis vocal course concert in December 2019.
This season, i chose two songs by Genesis, both from the Trick of the Tail album from 1976. This song was the easier of the two.
Just before going on stage, i realised the SD card on my audio recorder had filled.
The bad sound quality here comes straight out of the phone i used to record the video.
I would say “tough luck” but the more correct wording would be ‘a learning experience'”.
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Guarda tutti i colori della passione di Harlequin – CLICCA QUI

Puoi anche tu segnalare il tuo Harlequin alla mail di Horizons Radio CLICK HERE.

*Materiale pubblicato per diritto di cronaca e con la firma dell’autore. In caso di diversa volontà dell’autore stesso si prega di segnalarlo alla mail di Horizons Radio CLICK HERE. Grazie.

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2019 Prog Critics’ Choice: Steve Hackett in the Top 20s

By Lucio Curti –

2019 Prog Critics’ Choice: Prog’s writers posted Steve Hackett’s “At the Edge of Light” in 15th place of the albums of the year. 

 

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Buy now the album:

Listen:

Horizons Radio News

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Mike Rutherford in concerto per la lotta contro il cancro – TRAILER

Mike Rutherford farà parte del cast stellare che suonerà al The Royal Marsden Cancer Charity concerto di beneficenza per la lotta contro il cancro. L’evento di beneficenza si svolgerà il prossimo 3 marzo a Londra. Ecco il TRAILER.

By Old King Cole

Select Language

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https://www.facebook.com/mikeandthemechanicsofficial/videos/2542920185931483/

Mike con Eric ClaptonRick Wakeman degli Yes, Nick Mason dei Pink Floyd, John Illsley dei Dire Straits e Cat Stevens saranno tra le rockstar che si esibiranno al concerto di beneficenza Music For The Marsden.

L’evento, organizzato dalla Royal Marsden Cancer Charity, si svolgerà alla O2 Arena di Londra, martedì 3 marzo, con l’obiettivo di raccogliere 70 milioni di sterline di fondi per il nuovo Oak Cancer Centre. Il Centro riunirà oltre 400 ricercatori per contribuire ad accelerare lo sviluppo di nuovi trattamenti contro il cancro.

Gary Brooker dei Procol Harum sarà il direttore musicale della serata, con Ian Paice dei Deep Purple (batteria), Paul Wickens (tastiere), Andy Fairweather Low (chitarra), Robbie McIntosh (chitarra), Dave Bronze (basso) e Graham Broad (batteria).

Per acquistare i biglietti: royalmarsden.org/music-marsden.

Horizons Radio News

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Here It Comes Again di Francesco Gazzara: “Genesis, mia eterna passione” – COMPRA, ASCOLTA e INTERVISTA

By Eugenio Delmale – 

Francesco Gazzara Plays Genesis: “Here It Comes Again, il seguito di “Play Me My Song”, per IRMA Records. Compralo qui, ascoltalo e leggi l’INTERVISTA a Francesco Gazzara. 

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Compra la versione MP3:

Ordina il signed digipack CD copy direttamente dal seguente link: http://www.gazzaraplaysgenesis.com/shop_eng.htm

Ascoltalo su Spotify:

Intervista:

H.R.: In Play Me My Song e in questo nuovo disco Here It Comes Again (suo ideale seguito, anche nel titolo) hai riarrangiato a modo tuo i brani dei Genesis. Con quale criterio? Cosa “tradisci” e cosa conservi?

Francesco Gazzara: Non esiste un criterio deciso a priori, l’unica base di partenza è la chiave con cui decido di interpretare ogni singola canzone dei Genesis al pianoforte. Si tratta di un processo lento, in quanto mi interessa restituire molte delle sfaccettature presenti negli originali, cercando il compromesso migliore nell’esecuzione a due mani. Quindi non ci sono soltanto le parti delle tastiere ma affiorano spesso anche quelle degli altri strumenti, oltre alla melodia della voce. Quindi sono costretto a tradire qualcosa per conservarne altre, è un lungo processo di scelta finalizzato esclusivamente al piacere dell’ascolto (e anche del suonare) e alla resa globale del brano. Dopo di che viene tutto il resto, decidere quali strumenti faranno parte dell’arrangiamento, e anche lì alcune cose vengono in aiuto di eventuali “tradimenti” rispetto all’originale nella parte pianistica, o viceversa si evidenziano parti che nella versione originale erano più nascoste.

La scelta degli strumenti orchestrali in aggiunta al tuo pianoforte a quale necessità corrispondono?

In “Play Me My Song” la scelta era essenzialmente la stessa che ho appena descritto. In “Here It Comes Again” la novità è che c’è quasi sempre un solo strumento solista in aggiunta al pianoforte e qui la scelta è spesso ispirata sia dal tipo di strumento che dal valore del musicista ospite. Visto che si tratta di strumentisti validi con cui ho spesso collaborato in altri progetti, non è stato difficile scegliere quale brano affidare a ogni singolo intervento.

Con quale criterio li hai abbinati a un brano?

Il criterio è stato anche quello di seguire abbastanza l’impatto dinamico e ritmico del brano originale. Ad esempio l’unica comparsa di una percussione che guida il ritmo del brano dall’inizio alla fine è quella del cajon su “I Know What I Like”, intrecciata con la parte originale di basso elettrico. Oppure la presenza del flauto su “The Musical Box” e “Supper’s Ready”, fondamentale nella resa sonora “pastorale” di questi classici. Infine la chitarra elettrica su “The Carpet Crawlers”, che non è il brano più scontato sul quale riarrangiare uno strumento della versione originale, visto che non ci sono assoli in piena evidenza. Eppure è stata l’occasione per riprodurre un sound, grazie anche a spunti frippiani e hackettiani che David Giacomini, il chitarrista ospite, ha colto al volo.

In questo disco hai anche aggiunto Hammond, Mellotron, Rhodes, ecc.. perché?

Da una parte sono gli strumenti che suono (e mantengo, vista l’età) da anni, i cui timbri sono in gran parte responsabili della mia passione di lunga data per il progressive e non solo. Dall’altra ho deciso di suonarli tutti – compreso il piano elettrico Rhodes che Tony Banks non ha quasi mai usato nei dischi dei Genesis pur essendo un altro strumento classico del prog (basti pensare ai Soft Machine) – perché nel disco precedente comparivano solo nelle bonus track, accanto all’onnipresente pianoforte.

E un pianoforte molto antico. Che suono volevi ottenere con esso?

Il Bechstein a coda che ho utilizzato risale al 1878 ma ovviamente è stato completamente restaurato nella sua parte meccanica. Sulla carta non avrebbe avuto speranza nel confronto con lo strumento che usai su “Play Me My Song” – il Bosendorfer Grand Coda della Sala Assunta della Radio Vaticana – ma nella pratica ha rivelato un suono assai brillante e soprattutto nei brani più ritmici e dinamici ha impresso la sua anima. Ce ne siamo accorti soprattutto nel missaggio, nel modo in cui emergeva tra gli altri strumenti. Il merito è anche di Fabio Sigismondi che l’ha restaurato con grande cura e ne ha permesso l’utilizzo per questo progetto.

I brani che esegui nei due dischi comprendono fino all’album Duke. Perché?

Il motivo è autobiografico se vogliamo. Io ho scoperto i Genesis a 13 anni proprio con l’uscita di Duke nel 1980 e in pochi mesi risalii velocemente, tra vinile, singoli e cassette, a tutta la loro discografia antecedente. Quindi questi due tributi per me sono legati al loro repertorio anni ’70 non tanto perché si tratta di progressive “prima e dopo Gabriel” ma soprattutto perché riflettono il periodo in cui dentro di me si è formata l’indelebile futura ed eterna passione per i Genesis.

C’è una versione di Supper’s Ready in trascrizione pianistica integrale. Ci racconti le difficoltà e le soddisfazioni dell’esecuzione?

Premetto che prima di decidere di affrontare questo capolavoro assoluto del rock sono andato a sentire ovunque (youtube compreso) se esistessero altre trascrizioni di solo pianoforte. In realtà ho trovato solo un paio di esecuzioni non trascritte, solo eseguite dal vivo insomma, entrambe spezzettate o suonate in maniera molto accademica, senza tenere presente che si sta suonando un brano rock in cui alla batteria c’è un certo Phil Collins, per fare un solo esempio. L’unica ascoltabile era un’esecuzione con due pianoforti, ma di minor interesse per me in quanto ritengo più originale riarrangiare le parti dei cinque strumenti originali per sole due mani. O meglio, se la rendi bene con un buon compromesso rispettoso tra l’innovazione e il cambiamento, che senso a suonarla a quattro mani per raggiungere lo stesso rislutato? Tornando alle difficoltà, visto che in “Here It Comes Again” la mia versione di “Supper’s Ready” si avvale anche di un violoncello, del flauto, delle chitarre acustiche e di parecchie tastiere analogiche, il problema è stato registrare tutti questi strumenti in sovraincisione col pianoforte, che a sua volta avevo inciso senza un click. L’esperienza di “Play Me My Song” è servita molto in questo senso, con l’attento studio dei sincronismi fatto su quel disco. Circa le soddisfazioni, beh, “Supper’s Ready” è così ricca di parti intricate e spunti incredibili, che già quando la completi al solo pianoforte ti senti un po’ come se avessi completato un’integrale di un compositore classico. La stessa sensazione che si ha quando finisce “Apocalypse in 9/8” e si arriva all’avvolgente finale di “As Sure As Eggs Is Eggs”…

In particolare, quale periodo dei Genesis ti interessa musicalmente di più?

Indubbiamente questo si può evincere anche dalle mie risposte a dalle tracklist dei due dischi dedicati ai Genesis, eppure ti confesso che avendo assimilato così tanta musica scritta anche dopo il 1980 da Banks, Collins e Rutherford ci sono periodi anche dopo “Duke” che mi piacerebbe rivistare in futuro. Sentire una loro composizione degli anni seguenti è comunque come ascoltare un parente che ti parla, c’è un’indubbia familiarità. Tra l’altro se prendi alcuni brani dei dischi da “Abacab” in poi e li riarrangi al pianoforte, capisci ancora di più che erano passati solo pochi anni…

Recentemente con 2084 hai anche reso omaggio all’album 1984 di Anthony Phillips. Cosa ti ha interessato di quel disco così particolare di Ant?

Al tempo mi impressionò per la sua ricchezza di sonorità fantascientifiche e ritmiche mai uguali a se stesse. Dopo anni di 12 corde e atmosfere pastorali un disco così con quelle drum machine e quei synth fu una rivelazione per me. Tanti anni dopo ho letto il romanzo “2084: La Fine Del Mondo” dello scrittore francoalgerino Boualem Sansal – una specie di remake di “1984” di Orwell trasportato in una società distopica controllata da una dittatura islamica – e la musica di Ant Phillips ha risuonato nelle mie orecchie durante tutta la lettura. Da qui l’idea di fare una soundtrack immaginaria personalizzata del libro, mantenendo l’impianto sonoro del disco di Phillips ma scrivendo della musica totalmente nuova, niente cover. Lo stesso Ant mi ha rivelato di aver gradito l’album anche per il fatto che non era l’ennesimo disco di rifacimenti.

Hai legato l’uscita del disco (9 gennaio 2020) alla data delle prime registrazioni dei Genesis alla BBC per i Jackson Tapes (9 gennaio 1970). A parte l’anniversario dei 50 anni, c’è un motivo particolare?

In parte volevo seguire la tradizione degli anniversari, visto che nel 2014 “Play Me My Song” uscì lo stesso giorno (45 anni dopo) del primo concerto ufficiale dei Genesis alla Brunel University nel novembre del 1971. Però non c’è solo un motivo diciamo così scaramantico. Durante le registrazioni di “Here It Comes Again”, quando i numerosi overdub e le scelte difficili di arrangiamento facevano presagire una lunga gestazione dell’album, mi sono immedesimato in quei primi esperimenti in studio dei Genesis ancora molto giovani. Nei Jackson Tapes c’era molto materiale che poi confluì negli album storici del gruppo e in un certo senso adesso, per me, impegnato in un’operazione inversa di scarnificazione all’osso della loro musica, registrare questo disco è stato come viaggiare nel tempo.

Oltre a suonarli, i Genesis, li analizzi in vari articoli (per esempio per il Genesis Magazine Dusk). Come cambia il tuo giudizio nei loro confronti quando non li interpreti?

L’analisi non prescinde da una grande passione di fondo. E’ questa che permette di “fare le pulci” alla loro scrittura e alle loro eescuzioni o registrazioni. Anche per arrivare alla conclusione che i Genesis sono inarrivabili, è inutile rieseguirli al 100% di fedeltà musicale se poi manca il brivido della presenza scenica dell’originale. Tanto di cappello a chi li ricostruisce anche scenicamente intendiamoci, ma a me interessa più lo studio e l’analisi della partitura. Tony Banks ha sempre dichiarato che all’inizio della loro carriera i Genesis volevano solo essere dei compositori e non degli esecutori tanto meno musicisti rock. Questa è un’ottica importante per chi vuole analizzare a fondo non solo le note che hanno inciso ma anche quelle che hanno semplicemente “sfiorato”, per risalire alle loro influenze e ascolti dell’epoca. Un collega musicista ha detto che la mia operazione sul loro materiale gli ricorda ciò che Glenn Gould fece sul repertorio di Bach, le note originali in gran parte al loro posto ma con un’infinita possibilità di variazioni ritmiche, sospensioni, rubati ecc. al fine di rinnovare l’esperienza spirituale e fisica con un corpus musicale di secoli prima. A parte l’esagerazione e il confronto improponibile per quanto mi riguarda, rimane la volontà di fornire a chi nel futuro ascolterà i Genesis anche una chiave interpretativa diversa da parte di un loro contemporaneo.

Il progetto grafico del disco è un ulteriore omaggio…

Come è già stato per “Play Me My Song” anche qui l’acquerello originale dell’artista Ugo Micheli fornisce al tempo stesso una nuova interpretazione e soprattutto un omaggio ai lavori originali per le copertine del gruppo. In maniera parallela a ciò che ho fatto con la musica, il disegno riparte da zero senza cloni digitali ma con un tratto che magicamente ripiega su alcuni particolari al tempo inventati da illustratori geniali come Paul Whitehead, Colin Elgie e Lionel Koechlin.

Si può ricevere il disco in anteprima per Natale. Come?

Il CD digipack a tre ante è acquistabile sul seguente link: www.gazzaraplaysgenesis.com/shop.htm
In questo modo si riceve una copia con dedica entro Natale, poi dal 9 gennaio l’album sarà ufficialmente in distribuzione ma le prime stampe in digipack CD saranno probabilmente già finite. Quindi il consiglio è di fare in fretta.

Hai previsto dei concerti per eseguire i brani dei due dischi?

In realtà già in alcune delle ultime performance di Gazzara Plays Genesis avevo affrontato parte del repertorio di “Here It Comes Again”. Ora il materiale è sufficiente per un concerto di quasi due ore completamente dedicato alla musica dei Genesis, con pianoforte acustico e proiezioni video di sfondo. Con un concerto più lungo cambiano però anche i luoghi adatti per eseguirlo, in alcuni ad esempio è necessario un intervallo tra i due tempi e in altri al contrario si deve ridurre di molto la durata. Ecco perché ancora non ci sono date fissate dopo l’uscita del nuovo disco, anche se un paio di eventi sono già in lavorazione, uno in Italia e l’altro in Germania. A presto tutte le news su www.gazzaraplaysgenesis.com

Ringraziamo Francesco Gazzara per la sua disponibilità e, oltre ad acquistare al link sopra il nuovo disco, vi invitiamo anche a comprare su Amazon gli album citati da Gazzara nell’intervista:

THE PIANO ROOM – http://www.thepianoroom.it/

Francesco Gazzara plays Genesis: “Here It Comes Again” –  TRAILER & SIGNED DIGIPACK, BUY NOW MP3 VERSION

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